Archive for agosto, 2011


Il Desiderio

Sono di ritorno da una bella vacanza con i miei amici e porto con me alcuni bei ricordi che sono fiero di poter conservare nella mia memoria.
Per amor della sinteticità, abbiamo alloggiato in un residence sulla costa della sicilia del sud, una delle terre più calde che abbia mai visitato. Essendo il luogo non troppo grande, abbiamo potuto conoscere veramente tanta gente, fino al punto da aver quasi ottenuto lo stato familiare con un gruppo di persone giunte sin lì dalla provincia catanese. Tra spiaggia, piscina, balli e la discoteca serale, ho avuto modo di raccogliere una manciata di energia enorme, più grande di quanto possa manipolarne normalmente in ambiente quotidiano, e darne sfogo in tutti i modi possibili: credo di non esagerare quando dico che ho potuto saltare, ballare, cantare, tuffarmi nella Vita e danzare in essa come poche volte mi sono concesso di fare. Ho potuto insegnare yoga ad un piccolo gruppetto di persone e sono salito sul palcoscenico, ho infuso amore, gioia ed emozione in ogni minimo gesto.

Eppure anche stavolta -o forse proprio grazie a questo enorme fluire di energia- ho potuto provare un’esperienza un poco più profonda.

Certe volte la vita ci mette davanti a situazioni che neppure con le nostre piene facoltà mentali riusciamo a capire, ma che capitano e basta: non ha senso rimuginarci sopra, quanto invece lo ha vivere il momento. Si prendono delle scelte che non si sanno giustificare, si fanno cose che non si credevano possibili solo perché il linguaggio dell’Anima del Mondo passa dal cuore e non dal cervello.
La mia mente aveva eretto barriere, si era schermata in anticipo contro ogni possibile mossa del mio cuore. A volte si è disposti a fare qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettato, solo per onorare quell’energia che chiamiamo Vita.


Stavo male, rientrato a casa dopo quell’ultima sera. Non trovando ristoro e conforto nel mio letto, ho deciso di uscire nuovamente fuori: la piazzetta del residence era completamente deserta alle quattro e mezza del mattino: gli ultimi avventori eravamo stati noi. Mi piazzo in una panchina da cui si possono vedere le stelle ed inizio a divagare con i pensieri per cercare di distrarmi, ma tutto è vano. Prego Dio, con insistenza, di farla affacciare dal terrazzo. Lo prego come se fossi in procinto di annegare e vi fosse una luce innanzi a me ad indicare l’aria, così vicina ma al tempo stesso irraggiungibile. Il mio amico è rimasto con me, mi ha ascoltato, e per questo ne sono grato, ma alle cinque gli ho consigliato di tornare a letto: non v’era altro che lui potesse fare per me, aveva giocato la sua parte e l’aveva fatto bene, ma ora toccava a me procedere.
Mi siedo nello spiazzale spazzato dal vento salmastro della notte: la palma ondeggia, le foglie vengono sospinte per terra e si ode lo spumeggiare del mare, ma io sono solo con me stesso. Passa la notte e il cielo si schiarisce: le stelle scompaiono, la luna diventa una falce quasi invisibile e i suoni della notte lentamente si zittiscono. Chiedo ancora a Dio di farla affacciare su quella terrazza, lo chiedo in continuazione, lo chiedo senza sosta: forse mi farò male, ma ho bisogno di parlarle.
Passano le ore e trovo una compagna che mi assiste durante l’alba. Decido di guardare quest’ultima per ricordare al mio animo che la luce è sempre in grado di spuntare, indosso le scarpe vecchie ai piedi per rammentarmi di tenere sempre sotto di me il mio passato.

«Guarda: nonostante tutto ciò che accadrà, queste colline saranno sempre qui, sempre le stesse. Chissà che, un giorno, uno di questi alberi non si ricordi di quei due ragazzi che sono andati a vedere l’alba all’ombra della croce»

Le ore passano, il cielo è ormai luminoso. La mia testa inizia a dondolare in avanti, ma devo reggere, ho una missione: pregare. Pregare perché esca, perché si affacci sulla terrazza.
Sono lì da quattro ore quando, alla fine, succede. Si alza prima del solito: partirà in anticipo, non aspetterà l’ora limite. Non sarei mai riuscito a salutarla se non fossi rimasto sveglio ad attendere tutta la notte. Ci sentiamo per qualche minuto, ci salutiamo rapidamente: non è ciò che mi aspettavo. Mille parole mi sono morte in gola, un’eternità di frasi sono rimaste sopite nel mio cuore e ora gravano lì, in attesa di esser dette. La guardo allontanarsi dal viale: chissà se la rivedrò mai più. Non lo so. In ogni caso, non avrei neppure dovuto dirle un granché.
Ma ciò che conta è che, alla fine, il mio desiderio, la mia preghiera si è esaudita.

Si è affacciata dalla terrazza.

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Tra mare e piramidi

Nei giorni passati avevo sofferto un certo periodo di silenzio letterario riguardante il mio terzo libro, ultimo del ciclo fantasy che ho in mente. Ciò principalmente era dovuto alla fervida attività che circondava l’invio agli editori del mio primo manoscritto, seguita da una certa ozietà che ha causato un lungo periodo di pausa dalla scrittura. Finalmente, però, qualcosa si è sbloccato.

Nella settimana passata sono partito in vacanza con i miei genitori: la meta è stata Capo d’Orlando, una simpatica città turistica balneare che sorge nei pressi di Messina, dalle spiagge dall’acqua limpida e cristallina rivestita del fulgido bagliore dorato del sole, il quale alla fine del pomeriggio regalava stupendi tramonti scarlatti mentre lentamente scivolava dietro la linea dell’orizzonte, colorando il cielo di azzurro confetto.
Abbiamo alloggiato in un appartamento a cento metri dalla spiaggia: la mia scrivania era rivolta verso un grande pannello di vetro oscurato che dava sul lungomare abbellito da file e file di palme. Dopo ore passate al mare, in alcune delle acque più belle dove abbia nuotato sinora, e altre impiegate a girare presso il centro cittadino ricco di turisti, lo stacco dopo il pranzo o quelle ore prima di andare a dormire si sono rivelate perfette e ispiratrici per poter scrivere.

Sulla strada per il ritorno a casa, ci siamo soffermati in una località presso Tusa: un artista -di cui sfortunatamente non ricordo il nome- ha edificato una piramide in acciaio sopra i monti, in corrispondenza esatta del 38° parallelo, e l’ha resa luogo di un cosiddetto Rito della Luce, una celebrazione del solstizio d’estate del 21 Giugno. L’ingresso alla piramide era chiuso da un portone in ferro recante un suggestivo occhio egiziano, ma ciononostante sono riuscito ad apprezzare un’enigmatica quanto affascinate spirale di cristalli di quarzo che si ergeva in uno spiazzo limitrofo e il panorama, a metà tra terra e cielo. Qui vi è un link dove poterne sapere di più.

A causa di uno sfortunato (e stupido) incidente allo stinco sinistro non ho potuto praticare yoga questa settimana, ma vabbè: rimedierò. In ogni caso la vacanza è servita, dopo l’incredibile stress scaturito dagli interminabili esami universitari che si sono conclusi alla fine di Luglio. Adesso cerchiamo di vivere per bene anche le prossime settimane di Agosto: mi è concesso un solo mese per potermi ricaricare del tutto per l’anno accademico successivo e intendo sfruttarlo al massimo.