Non bisogna mai trascurare la propria anima. La gente si plasma e si deforma nella quotidiana corsa mondana, senza riflettere sul fatto di avere uno spirito. La cosa più banale del mondo, l’energia, viene meno tra gli impegni del giorno. Eppure, cosa c’è di più fondamentale? Forse con lo spirito non si faranno i soldi, ma non è con i soldi che si raggiunge un’esistenza completa. La gente guarda avanti, verso i suoi obiettivi: costruisce un palazzo, dimenticandosi delle sue fondamenta, quella cosa che sta nascosta sottoterra, celata agli occhi del mondo. Eppure colui che mira alla Babele personale sa che la prima cosa da curare è il terreno dove poggerà la propria opera. Cosa accadrebbe se, durante la costruzione, venisse meno? Passeremmo il resto della nostra vita a spolverare le macerie di un sogno che ha provato ad innalzarsi più in là di quanto la nostra fede non fosse in grado di sostenere: non necessariamente la fede in un Dio, ma anche quella verso noi stessi e i nostri desideri. Le fondamenta solide sono le basi per le torri più alte.
Come si cura lo spirito? Rendendosi conto della sua presenza, percependolo tra la carne ed i pensieri, divenendo consci del suo peso. Nel momento in cui l’anima cessa di essere qualcosa di astratto ed invisibile, allora permettiamo alla nostra coscienza e di slittarvi e di assumere un controllo maggiore sulle nostre vite. Qualcora ci rendessimo conto del fluire dell’energia e della sua fisica divina, allora saremmo in grado di comprenderne il funzionamento e di attirare la luce a noi, di assorbire l’oro liquido del Sole e di irradiarlo intorno a noi. Possiamo, con un gesto volontario, permetterci di divenire stendardieri della luce, strumenti della forza divina, catalizzatori dell’amore di Dio. Qualcora decidessimo di aiutare il prossimo senza riceverne nulla in cambio, ci accorgeremmo che una ricompensa c’è e si tratta della felicità emanata da coloro nei quali abbiamo portato la luce. Più cuori avremo sanato, più ne avremo intorno, più potremo godere delle meraviglie della Vita.
Essere felici non è un atto naturale. La Natura ci ha bilanciati in una via di mezzo tra la felicità e la tristezza, con la differenza che serve un atto di volontà per essere felici, mentre basta mollare le redini per sprofondare nella tristezza. Chi tocca il fondo, però, ha un’unica possibilità: risalire verso l’alto. Nessun’anima ha il potere di rimanere ferma a lungo nello stato in cui si trova: le leggi di Newton non valgono per le energie di cui è fatto lo spirito.
Desidero ringraziare alcune persone, senza le quali questo piccolo pensiero non sarebbe venuto fuori. Voi, adesso, sapete chi siete.