L’uomo moderno è cresciuto con la concezione del buio come un’entità malvagia.
Se dovessi elencare immagini di ombra, di oscurità, ciò che causerei nei miei lettori sarebbero sensazioni negative: da tutta la vita percepiamo le tenebre come qualcosa di cattivo, di pericoloso. Certo, questa visione è un’ottima metafora della vita e ha fatto da sfondo a moltissimi racconti, sopratutto fantasy, definendo in modo chiaro e netto il bene e il male, tracciando una linea separatoria tra quello che è giusto e quello che è sbagliato. Anche nel mio stesso (fervido) immaginario, evocare una figura come un “guerriero delle tenebre” può solo portarmi a pensare ad un cavaliere corazzato di nero che difende a spada tratta principi non del tutto limpidi.
Eppure non è sempre stato così.
Prima che la nostra mentalità passasse attraverso la fucina dei secoli, addirittura dei millenni, questa distinzione non avveniva. Adesso, nel ventunesimo secolo, abbiamo un disperato bisogno di qualcosa che ci permetta di identificare chiaramente il bene dal male perché in realtà questi due sono i concetti più difficili da scindere di tutto il nostro comprendonio, poiché non esistono in modo assoluto. Viviamo in un mondo grigio dove nulla è netto, ma ogni cosa si intreccia con l’altra a formare la grande catena della vita.
Tuttavia, molto tempo fa, questa distinzione non era necessaria.
Chi mi conosce bene saprà già di chi sto sicuramente parlando: del popolo celtico, ovviamente, seppur li prenda solo come esempio di un mondo che aveva una visione dell’esistenza estremamente diversa da quella che abbiamo noi oggigiorno.
Per i celti la luce non era sinonimo di bene e il buio non lo era di male: tutto faceva parte di uno stesso Equilibrio che regolava i cicli naturali e che permetteva alla Terra di continuare a vivere e a fiorire sotto i loro piedi. Notte e giorno, vita e morte, estate e inverno: tutto faceva parte della stessa inscindibile struttura e la loro unione garantiva la persecuzione dell’esistenza, della vita per come la si conosceva. E’ per questo che non ci si deve stupire del perché essi innalzavano preghiere alle divinità delle tenebre così come a quelle della luce: non esistevano dei buoni o dei cattivi, solo entità che rappresentavano diversi aspetti, giusti, delle cose. L’universo andava ringraziato per la creazione di entrambi gli aspetti della vita.
Dopo questa (non molto) breve introduzione, giungo al punto focale della questione: la festa che si avvicina proprio in questo periodo dell’anno, ovvero Halloween, il proseguio deformato e distorto dell’antica festa celtica di Samhain, il capodanno celtico, il momento in cui aveva inizio l’inverno e la Parte Oscura dell’anno, quella in cui la notte durava più del giorno.
Halloween è tutta una strumentalizzazione, una perversione del suo originale, sacrissimo significato, ben noto a chi conosce il suo vero nome. C’è chi ha avuto in mente di renderla una festività “cattiva” ed è riuscito a far breccia nella collettività: ora il 31 Ottobre è festeggiato (perché si, incredibilmente la gente lo festeggia ancora, nonostante quello che crede voglia significare) come una festa dell’ombra e della morte intesi nel loro senso più negativo, senza domandarsi perché questa sia una tradizione portata avanti da millenni, da ben prima che la parola “cristianesimo” fosse stata inventata. Le cose assumono il significato che noi vogliamo attribuirgli: finché si continuerà a interpretare questa data con il senso sbagliato che tentano di rifilarci, ogni anno celebreremo il concetto della Morte privato del concetto della Vita, quando invece è quel buio da cui tutto ha inizio, il silenzio da cui sorgerà la prima vibrazione, quel vuoto iniziale che deve essere, perchè possa compiersi la nascita.
E’ un concetto molto valido sia nella tradizione druidica che in quella alchemica: dove nella prima ombra e morte sono complementari alla luce e alla vita e conferiscono esse un senso, per la seconda sono i preludi della rinascita: la nigredo, la mortificazione di ciò che è impuro, plumbeo, verso la rinascita nell’oro. Se da una parte è una rappresentazione di continuità, dall’altra parte indica l’inizio di un percorso ma entrambi rappresentano un’elevazione nel cammino spirituale.
Halloween non è una festa cattiva. Semplicemente, c’è qualcuno che vuole farci credere che così sia. Io vorrei che la notte di Samhain venga sempre ricordata per il significato originale che aveva per il popolo celtico: il giorno del nuovo inizio, il giorno della memoria, il giorno dell’oscurità, l’unica da cui è possibile ammirare la bellezza delle stelle nel cielo.