E’ davvero tanto tempo che non scrivo: dopo il grande numero di post in un solo mese conquistato a Dicembre, mi sono ritrovato a saltare Gennaio di sana pianta. Il punto è che non mi va mai di scrivere a comando: ritengo che, a dover scrivere banalità, faccio meglio a non dire nulla. D’altra parte, tuttavia, mi rendo conto è da tanto che non rinfresco un po’ il blog, ed eccomi qui.
Il 2013 non è iniziato nel migliore dei modi: ho avuto qualche problema con le ginocchia e con lo studio che ha portato ad un’avvio dell’anno non proprio allegro. Le cose non andavano per il verso giusto, le persone mi facevano arrabbiare, gli esami non andavano, avevo scarsa mobilità a causa delle mie condizioni di salute. Ho passato un mese a leggere stati su Facebook e tweet su Twitter in cui la gente si vantava per le lauree imminenti o per gli esami passati, mentre io mi ritrovavo a dover ripetere sempre gli stessi a causa della mia scarsa concentrazione.
Insomma, ero convinto che non avessi potuto iniziare l’anno in maniera peggiore.

Mi è capitato, tuttavia, di parlare con delle persone, mie amiche. Come se mi fossero state messe dinnanzi dal fato (una di esse non la sentivo da veramente tanto tempo), ho ascoltato le loro storie sul loro inizio dell’anno e mi sono dovuto ricredere tutt’insieme. Mi hanno raccontato qualcosa di veramente brutto, ombre sulla vita che al posto loro mi avrebbero soffocato. Senza preavviso, ho dovuto riconsiderare tutto ciò che avevo creduto riguardo al mio Gennaio. Non solo mi sono reso conto di non poter paragonare i miei problemi ai loro, ma come se non bastasse ho potuto vedere come entrambi affrontavano l’oscurità a testa alta. Ho parlato con due persone ammantate di dignità, corazzate contro il buio, che come instancabili guerrieri si facevano strada, un passo alla volta, attraverso le nebbie. Ho parlato con due persone che non si sono lasciate abbattere dalla vita, che stanno mostrando il coraggio di continuare a splendere quando tutto intorno a loro sembra essere diventato oscuro.
Come ho mai potuto, io, considerare brutto il mio inizio 2013? E come ho potuto permettere al malumore di sopraffarmi, quando c’è qualcuno che sta vivendo problemi maggiori a testa alta?
E’ stato un insegnamento, rapido e conciso. Non potevo permettermi di rovinare il mio tempo, il prezioso tempo della mia vita, crogiolandomi nel grigiore dei miei stessi pensieri. Ho deciso che avrei rivoltato tutto, perché se quelle persone ce l’hanno fatta, potevo farcela pure io. Ho deciso di prendere il meglio di ciò che capitava, di perdonare chi mi aveva fatto arrabbiare, sono pouto tornare a lavore al mio libro, ho alzato la mia soglia di attenzione e ho iniziato a passare quegli esami che non ero riuscito ad affrontare nella mia diversa configurazione mentale. Quando sono uscito dall’aula d’esame, quell’ultimo giorno, splendeva un sole quasi estivo sopra Palermo: “rivolgi lo sguardo al sole e le ombre cadranno alle tue spalle“, dice un proverbio Maori. Mai tanta saggezza condensata in una sola frase.

Scrivo questo post principalmente per una ragione: per ricordare a me stesso del futuro, quando tornerò a leggerlo, che la soluzione migliore è sempre essere positivi. Finché riusciamo a camminare lungo la strada della luce, nessun problema è insormontabile, grande o piccolo che sia. E laddove resteranno le cicatrici, vi sarà sempre qualcuno o qualcosa pronto a lenirne il ricordo.
In un passo del mio secondo libro, scrissi questa frase: «La vita non avrebbe senso se ognuno di noi non avesse la forza, il desiderio e la volontà di difendere le proprie credenze e i propri ideali». Abbracciamo dunque spada e scudo e difendiamo il nostro diritto a vivere felici: non è qualcosa che ci regaleranno o che ci spetta per giustizia, perché la giustizia non è altro che un artificio umano, ma che ci tocca conquistare giorno per giorno.
Io sarò lì.