complessità2Di sentimentalismi bruciati ne abbiamo a bizzeffe. Di scadenti pantomime guittesche travestite da corti indorate, neanche a contarle. Della gente aneddotica e ripetitiva, che cicla intorno a sè stessa nella melliflua ostentazione del loro nulla, non ne parliamo neppure.

Quelle che mancano, al giorno d’oggi, sono le fievoli e volatili manifestazioni di puro affetto, svincolate e scardinate dal meccanismo della reciprocità condizionata. L’autentico disinteresse, la passione semplice e svogliata, priva di uno scopo che trascenda sé stessa. Il fare per la voglia di fare e non per le conseguenze del farlo. L’essere in quanto tale, la semplicità più idilliaca oramai confusa e mescolata nella complessità dell’esistenza.

Ciò che transita per il nostro mondo si impregna in quello che possiamo definire come il “campo della complessità”, attraverso il quale ciò che è atomico si compone e sviluppa nelle mille facce dell’inutile inviluppo moderno che fa crescere ma non fiorire, che edifica ma non lascia fluire, che crea artificiosamente, senza lasciare spazio al naturale ordine dell’universo. Che complica le cose.

Come questo post. Complesso “a matula“, come si direbbe dalle mie parti. Senza un motivo, senza una spiegazione. Come l’amore: semplicemente c’è, senza far domande. A matula, per l’appunto.

Ma la complessità sta solo nell’immaginario.

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