È da molto che non scrivo sul Triskele. Quest’anno è stato veramente poco florido, per quanto riguarda la mia attività di scrittura, ma la verità è che ho preferito concentrarmi su altri aspetti della mia vita. Spero di aver fatto bene e di raccogliere presto i frutti di ciò in cui ho investito e continuo ad investire le mie energie, ma per il momento mi ritrovo sulla soglia del Natale a riflettere un po’ su ciò che è stato.

Quest’anno mi ha fatto comprendere due grandi cose, anche se in realtà non si tratta di niente di nuovo bensì semplicemente di promemoria che sembrano riproporsi costantemente davanti ai miei occhi. La prima è questa: la mia attività di scrittura sembra farsi carico degli stati d’animo negativi, più che quelli positivi. È una cosa su cui ho pensato molto e che non riesco ancora a capire completamente, ma nei periodi in cui sono più triste, ho dei problemi più grandi o sono semplicemente più carico di pensieri poco lieti, sembro riuscire a produrre molto di più rispetto a quando va tutto bene e non sono affetto da alcun tipo di preoccupazione. Mi chiedo perché ciò avvenga, anche se non riesco a trovare la risposta: può darsi che tenti di esorcizzare i miei stati d’animo peggiori attraverso la tastiera? Dalla premessa a questo articolo, se ne può facilmente intuire che questo 2015 è stato per me abbastanza positivo, ad eccezione di qualche spirale più bassa.
La seconda cosa che ho imparato dagli ultimi dodici mesi è che sembro aver perso definitivamente un po’ della stabilità che mi caratterizzava quattro o cinque anni fa. Non intendo approfondire l’argomento, perché ritengo che sia qualcosa di molto personale, ma mi basti trascrivere qui, per il mio stesso futuro, che quando si riesce ad adottare un comportamento più inflessibile e più egocentrico si ricevono in ritorno un minor numero di grattacapi. Non è una cosa carina nè un bell’insegnamento da tramandare, ma voglio essere molto schietto e ammettere che da quando ho iniziato a sbilanciarmi nei riguardi delle persone ne ho avuto solo a perdere. Questa considerazione esclude chiaramente il Prect en Rahkoon, il mio gruppo di amici e fratelli che anche quest’anno, forse il decimo da quando ci siamo conosciuti, continua a confermare come esso sia il più saldo e indissolubile punto di riferimento della mia vita, l’unico faro ancora in vista a mano a mano che solco acque sempre più profonde.

È stato un anno assolutamente incredibile per quanto riguarda uno dei due sogni più grandi della mia vita: sono riuscito, finalmente, a studiare i fondamenti dell’intelligenza artificiale e della robotica e anche a metterli in pratica. Ho potuto toccare con mano questa scienza che tanto avevo desiderato conoscere e ho potuto assistere a conferenze, conoscere nuova gente, ottenere spunti di riflessione e modificare in maniera sostanziale e fondamentale l’approccio alla mia professione, conferendogli una direzione ben precisa. Ho anche aperto un nuovo blog, su cui ho dedicato più tempo che sul Triskele: Clockwork Humans, dove insieme ad una piccola redazione ho iniziato a parlare sul rapporto tra gli esseri umani, i robot e le macchine intelligenti che giorno dopo giorno assumono ruoli sempre più importanti nella nostra realtà quotidiana.

PSX_20151224_221343Infine, una piccola riflessione di chiusura dell’anno. Più passa il tempo, più mi sembra che questo scorra velocemente: è un po’ come se la vita fosse soggetta ad un’accelerazione che aumenti gradualmente con l’aumentare dell’età. Di questo passo, mi chiedo che effetto farà essere anziani: saranno le giornate ancora più corte o, al contrario, quest’accelerazione si rivelerà avere la forma di una campana che discenderà dopo aver raggiunto il picco e tornerò dunque a percepire il tempo in maniera più lenta, come mi accadeva quando ero bambino e spensierato? Chissà. Eppure so che c’è qualcosa che sta cambiando e che non tornerà mai come prima: questo Natale è troppo quieto, le mura di questa casa sono troppo silenziose e non si sentono più le voci che solevano riempirla in passato. C’è un freddo intenso che permea dall’esterno e che io tento di combattere inerzialmente semplicemente osservando fuori dalla finestra, verso la misera skyline di palazzi bassi e fatiscenti costellati di puntini di luce. Osservo quelle finestre lontane e per un attimo desidererei solo dissolvermi, smettere di percepire questo freddo e tutto me stesso e diventare, per un solo momento, un semplicissimo spettatore che possa viaggiare di casa in casa ad imparare cos’è la vita da coloro che non conosce. Anche solo per un istante, poter leggere le storie di queste persone, sapere cosa si prova ad essere qualcos’altro, a vivere in altri luoghi, a fare altre cose. Purtroppo però, molto prevedibilmente, non mi dissolvo nè il freddo si attenua, non riesco a transitare dal lato dello spettatore, nè conoscerò mai la miriade di storie che tutta questa gente con cui mai parlerò sarebbe in grado di raccontarmi. Resto ad assaporare ancora per un po’ questa consapevolezza, dunque con un mezzo sorriso malinconico spengo la luce e, accompagnato dal fioco baluginio delle luci sull’albero di Natale, mi allontano dalla finestra, ritornando al silenzio di queste mura dove appartengo.

Buon Natale 2015 e buon anno nuovo a tutti i miei lettori.

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