Category: Evoluzione


Camaleonti

La struttura del mondo è dinamica ed in continua evoluzione: questa è un’asserzione che ho sentito ripetere spesso, veramente tante volte, in passato. D’altro canto, sembra avere valide fondamenta.

Sta passando un anno strano e io mi rendo conto di rimodellare la mia struttura, ridisegnandomi sotto il profilo di una forma che mi permetta di adattarmi meglio a ciò che mi circonda. Forse è questo lo sbaglio che compiamo, tutti quanti: invece di cercare di migliorare ciò che abbiamo intorno, siamo dotati di un sorprendente e fantastico spirito di adattamento che ci permette di resistere anche alle condizioni peggiori, al costo di divenire peggiori noi stessi. Se solo fossimo in grado di riuscire a mantenere la nostra struttura, forse riusciremmo a vivere in modo più coerente, invece di trascorrere le nostre esistenze mutando da una forma all’altra, in una cascata di frattali senza fine e senza senso.

La camaleontizzazione con l’ambiente circostante è quello che, con il passare degli anni, ci fa divenire sempre più simili al cemento e al ferro di cui amiamo tanto circondarci. Ogni giorno sembriamo allontanarci da quel disegno originario che ci vedeva un tutt’uno con ogni cosa e andiamo annichilendoci in uno spazio ristretto, tagliando fuori le emozioni “inadatte” al mondo in cui ci chiudiamo. Vediamo il cielo e ci sembra immenso, per cui ci volgiamo dall’altra parte e quando torniamo a guardarlo la luce del sole è troppo forte per i nostri occhi troppo abituati alle tenebre e così finiamo per scendere sempre più in profondità. Pochi di noi sono quelli che sono in grado di mettere in moto il processo inverso: ovvero quello di anelare ciò che si trova fuori dal nostro comprendonio. Per costoro, tuttavia, la vita non è facile, in quanto sono le creature con struttura simile quelle che simpatizzano tra di loro. Per tutti gli altri, vi sono solo due strade: l’indifferenza o il cambiamento.

La struttura del mondo è dinamica ed in continua evoluzione. Ed io, in questo momento, stento a riconoscere la forma che ho assunto.

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Chimera della luce

Manca qualcosa.

Forse è l’odore delle estati trascorse, intrise di un’aroma che sa di vecchio, di passato. Immagini sbiadite come vecchie fotografie color seppia, Soli che tramontano, raggi di luce che si diffraggono sulle creste delle montagne e riflettono sull’orlo dell’orizzonte. Forse che manca il respiro del mondo che nell’unico tempo smuove tutte le fronde, forse l’eco smeraldineo della forza della Terra che riecheggi e rimbombi sotto una coltre di gelo, lasciando al suo passaggio solo una cappa di silenzio.
Il mio spirito vaga come un trovatore alla ricerca del Sole. Ho bisogno del calore, del fuoco delle stagioni di luce, del riflesso sul tronco di un albero, della vibrazione del campo estraneo alla civiltà. Ho bisogno di sentir parlare il vento, di graffiarmi con la roccia, di dividere lo spazio con l’infinito. Cerco la vita nel verde che si mescola con l’azzurro, che a sua volta diverge negli sfocati contorni dell’infinito, sopra sotto e tutt’intorno, e mi ritrovo così a mescere quest’alchimia di colori e sensazioni che salgono al cielo come le lingue del fuoco di Beltane.
Sento il cuore di Gaea, odo la voce dell’Awen, rinasco come il seme che attende la primavera nella sua armatura di ghiaccio, ammiro l’alba, prego nel tramonto e insieme alle ombre del crepuscolo mi allungo e mi mescolo nel Tutto, a fare il miracolo della cosa Una.

«[…] E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. […]»

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una

Luce tra le dita

Non riesco a scrivere questo post. E’ inutile, credo di averci provato già una decina di volte. Sono abituato a scrivere e credo, con poca modestia, di riuscire a rendermi conto di quando qualcosa sta venendo fuori con una forma brutta o, semplicemente, diversa da quella che io volevo farle assumere: un po’ come se il signor Eiffel si fosse ritrovato con una piramide invece che una torre. Ecco allora che cancello e riscrivo per un paio di volte, prima di accartocciare virtualmente tutto e lasciar perdere.

Credo di sapere cosa sta succedendo: ciò che era la mia struttura interna sta subendo dei rapidi cambiamenti. Tutto ciò che avevo consolidato nel corso dell’anno scorso sta venendo messo in discussione, rimodellato e sta giungendo ad un nuovo stadio. Rileggendo i miei vecchi post, mi sono ritrovato a pensare che, ai tempi in cui li scrissi, non capivo nulla di quello di cui stavo parlando. O quasi.

Parlavo di amore, di luce, di cambiamenti e di energie, senza riuscire a capire che il primo, vero cuore fermo era il mio. Mi rifugiavo in una fortezza di ghiaccio, invisibile all’esterno ma palese a chi tentava di approssimarsi troppo. Me ne uscivo con frasi di un certo effetto, tutto rivestimento e niente anima, come lo ero io. Il mio cuore era pieno di paura e, in quanto tale, non era in grado di accettare l’amore che tanto predicavo. Mi fa male solo ammetterlo tramite queste poche righe non lette da nessuno, ma è così.
O meglio, lo era.
Ho trovato qualcuno in grado, senza esitamenti di sorta e con una sicurezza quasi disarmante per un animo da tanto tempo sulla difensiva, di sciogliere dolcemente quel ghiaccio e far tornare la luce. Non un bagliore abbagliante e improvviso, ma un flusso gentile come un raggio di sole che filtra gradualmente tra le dita.

Nessuno di noi ha paura di legarsi, ma soltanto di non riuscire a slegarsi. Era quella la paura di cui dovevo liberarmi, ma credo di esserci riuscito.

E il mondo non è mai stato così bello.

E infine siamo qui, alle soglie del 2012, il tanto temuto anno della fine del mondo secondo i Maya. Che ci crediate oppure no, ed io francamente mi ritrovo in quest’ultima categoria, è sempre un’ottima scusa per cercare di realizzare quelli che vengono chiamati i buoni propositi per l’anno nuovo. Che sia l’ultimo oppure no, viviamolo sempre come se lo fosse.
Scrivo questo post, tuttavia, per fare qualche riflessione sui dodici mesi appena trascorsi e per tracciarne un sunto definitivo.

L’anno è iniziato nel migliore dei modi: la mia carriera universitaria, dopo essere stata bloccata per oltre un anno a causa di una materia particolarmente ostica, si è sbloccata durante i primi mesi e da allora la strada è in salita: ho iniziato a poter studiare veramente, ho affrontato esami e sinora sono riuscito a superare tutte le materie che avevo tentato e posso prepararmi a quelle che affronterò nel corso del prossimo periodo, sperando che riesca ad essere produttivo quanto lo sono stato sinora.

Ho rotto con la mia ex, liberandomi da un fardello che mi stava tarpando le ali, sono riuscito a spezzare un’ombra che stava avvolgendo il mio spirito e ho riscoperto il piacere della luce, del sole e dell’essere positivi verso il mondo e verso le persone che ho intorno senza avere quel demone di nome ‘gelosia’ alle calcagna a giudicare le mie azioni e ad impedirmi di vivere appieno la mia esistenza come parte integrante della struttura della vita del mondo.

Ho aperto questo blog e tramite esso ho potuto mettere in forma scritta molti dei miei pensieri e ho potuto riflettere, perché la scrittura delle proprie riflessioni non è altro che questo. Ho avuto il piacere di avere più lettori di quanti ne avevo inizialmente previsto (nessuno, NdR) e ho potuto imprimere nei bit una parte del mio anno.

Ho ricominciato a frequentare le lezioni di yoga, nonostante i tentativi della mia ex di dissuadermi dal farlo. Mi sono reso conto dell’irregolarità del mio respiro, della quiete soltanto apparente che si mostrava in superficie ma che non affondava nelle profondità della mia anima e ho messo rimedio a tutto: ho richiamato a me la Pace perché potessi diffonderla agli altri, ho trovato il mio Equilibrio, ho composto la mia figura in quella del Tutto e ho visto il Tutto modellarsi nel mio corpo.

Ho finito di scrivere il mio secondo libro, di cui sono tremendamente fiero, e sono riuscito a scrivere metà del mio terzo: un ritmo incredibile, se si pensa che solo per il primo ho impiegato tre anni. A proposito di quest’ultimo, ho potuto finalmente finire i lavori di correzione e inviarlo nella speranza di ricevere una proposta editoriale.

Credo di aver preso due cotte, seppur entrambe in un senso non convenzionale: la prima durante un matrimonio sulla terrazza di un castello affacciato su una scogliera a ridosso del mare, nel quale si proiettava l’immagine della luna estiva della sicilia, l’altra volta durante la massima espressione dell’energia del mio spirito che si è sviluppata nel mese di Agosto: l’estate mi ha portato una quantità immane di Luce, solo perché il mio cuore era pronto a riceverla.

Ho ricevuto il Cuore d’Oro di Lugh, qualcosa che neppure io riesco ancora bene a spiegare ma che dimora in me, pronto ad essere richiamato ogni volta che dovessi sentirmi preda delle Tenebre ed in grado di schiarire il cielo sopra di me a mostrarmi le stelle.

Ho programmato, perfezionato il mio stile, sviluppato nuovi progetti, approfondito la mia istruzione, impratichito nelle tecniche, svolto lavori per varie aziende e sono soddisfatto della maniera in cui ho condotto il mio piccolo mestiere.

Ma ciò che più di ogni altra cosa vorrei ricordare sono le persone che mi sono state accanto: nel corso di quest’anno ho avuto l’occasione di socializzare e conoscere molte anime, di fare conoscenze e di sviluppare legami. Ho conosciuto persone bellissime, ho riscoperto il valore di quelle che ho accanto e ho lasciato andare quelle che avevano già compiuto il loro scopo nella mia vita e che non avevano altro da fare in essa.
Se in questo momento stai leggendo, ma anche se non lo stai facendo, allora voglio dirti questo: grazie per aver benedetto la mia vita con la tua presenza. Grazie per essere parte del mondo che mi circonda, del mio mondo, della struttura con la quale interagisco e vivo: ti auguro ogni bene possibile e che la Luce possa sempre essere tua fedele compagna, se vorrai accettarla nella tua vita.

Al tempo stesso, desidero chiudere i conti con il mio passato.
Ecco allora che perdono tutti coloro che mi hanno fatto arrabbiare, irritare, innervosire, coloro i quali con cui non ho avuto un bel rapporto o con cui sono entrato in contrasto, anche solo con il pensiero. Per l’anno nuovo ricominceremo dall’inizio, senza brutte scie lasciate da quello appena passato (tranne per la mia ex, è chiaro: l’ho già perdonata e non sono più in collera, ma che stia lontana da me perché ormai è fuori dal mio universo) e chiedo voi di perdonarmi nel caso in cui, volontariamente o meno, le mie azioni o la mia presenza possono aver ferito qualcuno.

Questo post è molto più lungo di quelli che faccio abitualmente, ma è stato necessario per poter riepilogare, seppur sommariamente, tutto ciò che mi è accaduto quest’anno.
Spero di poter fare un resoconto altrettanto bello del 2012, anche se so che non vi è mai Luce senza Tenebra e che al giorno deve, prima o poi, succedere la notte. Il punto chiave, tuttavia, non è l’ubicazione del sole rispetto a noi, ma quella nostra rispetto a lui. Io sono un druido, sono un Guerriero della Luce e prometto, anche quest’anno, di combattere nel mio piccolo mondo nel nome di Dio e dell’Amore.

Chimera

La chimera (dal greco Χίμαιρα, chímaira, letteralmente “capra”; in latino chimaera) è un animale mitologico con parti del corpo di animali diversi.

-Wikipedia

Non è facile essere, o cercare di essere, sia un artista che uno scienziato.
Se durante il giorno costruisco schemi mentali, solide strutture logiche per tenere in piedi il mondo, la notte mi impone di mandare tutto in pezzi. Se da una parte mi si insegna come smuovere i tasselli dell’universo, dall’altra mi si mostra il cuore dell’umanità. È una combinazione potente ed entrambe le mie parti sono in costante contesa tra di loro, in lotta per la supremazia della mia anima. Mentre scrivo, l’ha vinta la parte letteraria: di notte, senza il rumore del mondo esterno, essa riecheggia come una moneta caduta nel silenzio. E io continuo a creare e distruggere, giorno dopo giorno, luna dopo luna, e vengo così inclementemente diviso.

Come se non bastasse, mi ritrovo diviso sin dal sangue: parte di me è italiana, l’altra parte sembra rivendicare in maniera subconscia e preponderante le mie origini per metà britanniche. Mi ritrovo a vivere qui, in un posto che non mi piace ma di cui ho imparato ad apprezzare la lingua, mentre qualcos’altro dentro di me, non potendo venire fuori, si mostra attraverso i miei scritti, la mia religione, le mie preferenze in fatto di persone. Ogni volta che metto piede a Londra dal respiro sembro trarre il mondo intero, dalla gente e anche dai cartelloni pubblicitari sembro ritrovare qualcosa che la mia anima riconosce come perduto, quando visito la campagna circostante c’è una parte di me che non tornerebbe mai più indietro, quando mi incastro nel mosaico è già ora di rompere i vetri e ritornare a casa.

Mi chiedo se un giorno riuscirò a trovare un equilibrio fra tutte queste forze interne che, al momento attuale, mi plasmano in modi differenti. Sta di fatto che sono felice che le cose stiano così: mi rendono il mondo un posto ancora più interessante dove vivere.

Il Desiderio

Sono di ritorno da una bella vacanza con i miei amici e porto con me alcuni bei ricordi che sono fiero di poter conservare nella mia memoria.
Per amor della sinteticità, abbiamo alloggiato in un residence sulla costa della sicilia del sud, una delle terre più calde che abbia mai visitato. Essendo il luogo non troppo grande, abbiamo potuto conoscere veramente tanta gente, fino al punto da aver quasi ottenuto lo stato familiare con un gruppo di persone giunte sin lì dalla provincia catanese. Tra spiaggia, piscina, balli e la discoteca serale, ho avuto modo di raccogliere una manciata di energia enorme, più grande di quanto possa manipolarne normalmente in ambiente quotidiano, e darne sfogo in tutti i modi possibili: credo di non esagerare quando dico che ho potuto saltare, ballare, cantare, tuffarmi nella Vita e danzare in essa come poche volte mi sono concesso di fare. Ho potuto insegnare yoga ad un piccolo gruppetto di persone e sono salito sul palcoscenico, ho infuso amore, gioia ed emozione in ogni minimo gesto.

Eppure anche stavolta -o forse proprio grazie a questo enorme fluire di energia- ho potuto provare un’esperienza un poco più profonda.

Certe volte la vita ci mette davanti a situazioni che neppure con le nostre piene facoltà mentali riusciamo a capire, ma che capitano e basta: non ha senso rimuginarci sopra, quanto invece lo ha vivere il momento. Si prendono delle scelte che non si sanno giustificare, si fanno cose che non si credevano possibili solo perché il linguaggio dell’Anima del Mondo passa dal cuore e non dal cervello.
La mia mente aveva eretto barriere, si era schermata in anticipo contro ogni possibile mossa del mio cuore. A volte si è disposti a fare qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettato, solo per onorare quell’energia che chiamiamo Vita.


Stavo male, rientrato a casa dopo quell’ultima sera. Non trovando ristoro e conforto nel mio letto, ho deciso di uscire nuovamente fuori: la piazzetta del residence era completamente deserta alle quattro e mezza del mattino: gli ultimi avventori eravamo stati noi. Mi piazzo in una panchina da cui si possono vedere le stelle ed inizio a divagare con i pensieri per cercare di distrarmi, ma tutto è vano. Prego Dio, con insistenza, di farla affacciare dal terrazzo. Lo prego come se fossi in procinto di annegare e vi fosse una luce innanzi a me ad indicare l’aria, così vicina ma al tempo stesso irraggiungibile. Il mio amico è rimasto con me, mi ha ascoltato, e per questo ne sono grato, ma alle cinque gli ho consigliato di tornare a letto: non v’era altro che lui potesse fare per me, aveva giocato la sua parte e l’aveva fatto bene, ma ora toccava a me procedere.
Mi siedo nello spiazzale spazzato dal vento salmastro della notte: la palma ondeggia, le foglie vengono sospinte per terra e si ode lo spumeggiare del mare, ma io sono solo con me stesso. Passa la notte e il cielo si schiarisce: le stelle scompaiono, la luna diventa una falce quasi invisibile e i suoni della notte lentamente si zittiscono. Chiedo ancora a Dio di farla affacciare su quella terrazza, lo chiedo in continuazione, lo chiedo senza sosta: forse mi farò male, ma ho bisogno di parlarle.
Passano le ore e trovo una compagna che mi assiste durante l’alba. Decido di guardare quest’ultima per ricordare al mio animo che la luce è sempre in grado di spuntare, indosso le scarpe vecchie ai piedi per rammentarmi di tenere sempre sotto di me il mio passato.

«Guarda: nonostante tutto ciò che accadrà, queste colline saranno sempre qui, sempre le stesse. Chissà che, un giorno, uno di questi alberi non si ricordi di quei due ragazzi che sono andati a vedere l’alba all’ombra della croce»

Le ore passano, il cielo è ormai luminoso. La mia testa inizia a dondolare in avanti, ma devo reggere, ho una missione: pregare. Pregare perché esca, perché si affacci sulla terrazza.
Sono lì da quattro ore quando, alla fine, succede. Si alza prima del solito: partirà in anticipo, non aspetterà l’ora limite. Non sarei mai riuscito a salutarla se non fossi rimasto sveglio ad attendere tutta la notte. Ci sentiamo per qualche minuto, ci salutiamo rapidamente: non è ciò che mi aspettavo. Mille parole mi sono morte in gola, un’eternità di frasi sono rimaste sopite nel mio cuore e ora gravano lì, in attesa di esser dette. La guardo allontanarsi dal viale: chissà se la rivedrò mai più. Non lo so. In ogni caso, non avrei neppure dovuto dirle un granché.
Ma ciò che conta è che, alla fine, il mio desiderio, la mia preghiera si è esaudita.

Si è affacciata dalla terrazza.

Inchiostro

Come altre volte in passato, questo post non ha uno scopo preciso: è atto solamente a mitigare alcuni miei pensieri che, a tarda notte, non mi lasciano andare a dormire.

Continuo a ricoprire il mio cuore di inchiostro troppo macchiato per formare parole ma troppo indelebile per essere cancellato. Persevero nella volatilità delle cose, sperando che un attimo solo possa indurre qualcosa che la mia mente razionale sa benissimo non esistere al di là del momento in cui stacco la testa dal cuscino, la mattina. Mi perdo nel nulla e con esso erigo castelli, baluardi in una città ricca di luci abbaglianti.
Nonostante ciò, tuttavia, sento che sia il mio posto giusto. Non ho rimpianti nella vita, nè rimorsi: forse uno solo, ma mi convinco che sia meglio così. Potevo correre indietro, salutarti un ultima volta, ma era destino che ti vedessi scomparire al di là di quella scalinata, nel mare che m’è così familiare e che odio e amo, come Catullo, perché si è portato via da me quel frammento di stella caduto dal cosmo.
E ora che al mare guardo con avversione, cerco forse qualche scoglio che, ergendosi verso il paradiso, mi dona l’illusione di poter giungere tra le nuvole?

Ma che ne sanno d’inchiostro gli scrittori d’oggi?


Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto. E se così fosse, mille molte vorrei nascere per mille volte ancor morire.
-Sheakespire

Questo tipo di sfoghi non sono decisamente da me. Ma chi siamo noi per impedire all’universo di scatenare le nostre emozioni?

Vado a letto con un sorriso, conscio che chi stia leggendo -come il mare- o m’odia o m’ama. Con la differenza che so che chi mi disprezza continua a cercare pulviscolo di me in queste pagine di bit.

Questa te l’avrei dedicata, semmai fossi tornata.

L’uomo propone, ma Dio dispone.

Quando al mattino ti svegli, ringrazia il tuo DIO per la luce dell’aurora, per la vita che ti ha dato e per la forza che ritrovi nel tuo corpo. Ringrazia il tuo DIO anche per il cibo che ti da e per la gioia della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore.
( Tecumseh – Shawnee )

Probabilmente oggi mi sento in errore. Ma è questo il bello di essere uomini: ci è concesso il lusso di non essere perfetti. E’ certo che una piccola parte di me è morta, sotto un promettente sole primaverile che illumina d’oro tutto quanto è intorno a me. E non c’è niente di peggio quando siamo noi stessi che ci priviamo di un pezzo dei nostri sogni.

C’è qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò.